Anseo, la natura che si trasforma in arte
Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata.
(Albert Einstein)
(Albert Einstein)
Stavamo preparando la nostra trasferta ad Artigianato e Palazzo, quando a Federica e a me è venuta una idea: perché non contattare gli artigiani selezionati per Blogs & Crafts delle passate edizioni e farci raccontare la loro esperienza?
E così infatti è stato.
Ho avuto uno splendido scambio di mail con Elisa Cattani, scultrice, designer e ideatrice del marchio Anseo.
Quello di Elisa è un viaggio attraverso la natura e attraverso le sue forme. Il suo istinto, il suo scopo, è quello di conservare le forme nel tempo.
Guardando i suoi lavori, io trovo che sia veramente riuscita nell’intento.
Cosa vorresti che i nostri lettori conoscessero di te e della tua arte?
Mi piacerebbe che vedessero quello che faccio non tanto come un prodotto, ma come un percorso che sto facendo.
Ogni pezzo che realizzo è molto pensato, anche se può sembrare semplice, dentro ci metto molto tempo, molte prove e molti esperimenti. Spesso la mia emotività prende il sopravvento e molti pezzi nascono da ricordi e sensazioni. La natura fa le cose buone ma anche belle.
Cosa ti piace di più della natura?
Mi piace immergermi nell'osservazione delle cose, che spesso coincide nell'osservazione degli elementi naturali. Mi piace mettermi nella condizione di potermi stupire. Penso sia un'azione puramente contemplativa, quasi infantile, in cui percepisco un senso profondo di verità. Credo di aver bisogno di verità, non una verità scientifica, ma la possibilità di osservare ed accettare l'andamento delle cose per quello che sono. Autenticità forse è il termine giusto.
Nelle tue opere tu ti ispiri alla natura. Come mai?
Mi interessano molto le forme delle cose, i pieni e i vuoti, gli andamenti. Mi attraggono in particolare gli elementi naturali, perché non sono stati creati dall'uomo. Non sono forme stilizzate o interpretate da noi esseri umani, ma conservano il mistero della vita, di quell'autenticità di cui amo circondarmi.
Nel mio laboratorio ho una sorta di archivio di piccole forme che ho catturato con calchi in gesso: foglie, conchiglie, frutti. Non sempre li uso nei miei lavori, ma mi piace sapere di averli conservati e di averli vicini.
Nel tuo scrigno dei desideri quale è il progetto che ancora non hai realizzato?
Il mio scrigno è molto disordinato!
Credo però che mi piacerebbe provare una residenza per ceramisti o artisti in generale. In passato ho fatto uno stage per una galleria di Dublino che comportava la promozione di un rifugio per artisti, e il poter fare questa esperienza in prima persona mi ha sempre affascinata. Potersi dedicare alla sperimentazione in un luogo nuovo, ma calmo e protetto, imparare tecniche legate ad un territorio specifico, vedere come lavorano altre persone. Insomma penso sarebbe estremamente stimolante.
Tu realizzi oggetti d’arte, gioielli e complementi d’arredo. Cosa ti piace di più realizzare e perché?
Spesso mi concentro sulle forme che vorrei prendessero vita e in un secondo tempo penso ad un'eventuale funzione. Forse i gioielli sono quelli che mi accompagnano da più tempo, prima degli studi all'Accademia di belle Arti e prima della passione per la ceramica. Però in generale mi piace essermi creata una varietà di produzione. Non mi sento particolarmente vincolata ad una delle tre e a seconda degli impegni o dei miei desideri mi concentro più su una che sull'altra.
Chi indossa i tuoi gioielli? Riesci a farci (con un po’ di fantasia) l’identikit della donna ideale?
Ho notato che i miei gioielli vengono indossati dalle donne di tutte le età, dalle bimbe alle signore più anziane e la cosa mi fa molto piacere. In generale avverto una grande empatia con chi si avvicina alle mie cose.
Spesso la prima reazione che noto nelle clienti è lo stupore nei loro occhi, perché le forme che vedono in fondo le conoscono, ma comprendono che hanno qualcosa di diverso.
Siccome all'origine è stata la mia condizione di stupore a mettere in moto la realizzazione trovo che sia un'ottima chiusura del cerchio!
Quindi se dovessi fare l'identikit della mia “donna ideale” direi che è curiosa e ama circondarsi di oggetti, o in questo caso di gioielli, che per lei hanno un significato e un valore profondo, non le interessano le mode e l'ostentazione.
Dove ti piacerebbe vedere esposta una tua creazione?
Se si parla di gioielli chiaramente è vederli indossati da chi li ha acquistati o ricevuti in dono. Altrimenti penso una collettiva insieme ai lavori di altri colleghi e colleghe che stimo. Se vogliamo fantasticare poi mi piacerebbe esporre a fianco di alcuni dei miei maestri spirituali, vicino alle sculture di Rachel Whiteread, alle fotografie di Mario Giacomelli, ai libri di Italo Calvino... sarebbe una mostra un po' strana in effetti.
Essere creativi oggi cosa significa? Quali sono le difficoltà che un creativo deve superare?
Secondo me “creatività” è un termine di cui oggi si abusa. Creare ha come significato primario il “far nascere dal nulla”, un'azione praticamente divina. A me piace pensare alla mia attività come a qualcosa che va ad unire più che a creare. Unire cioè le esperienze che posso aver fatto nella vita, gli studi e il saper fare appreso, le cose che osservo e che per me hanno un valore, il lavoro di altri che mi ha colpito, i libri che ho letto, … Una cosa è sicura, se vuoi vivere di questo devi imparare a dare un valore a quello che fai, a non farti abbattere dalle critiche negative né esaltare da quelle positive. Ho imparato che niente è facile se vuoi farlo bene, perchè ci vuole costanza, impegno, amore e pazienza. E il rispetto per se stessi e per gli altri, come in tutte le cose.
Umberto Saba ha detto “L’opera d’arte è sempre una confessione” Quanto c’è di te nelle tue opere?
C'è parecchio, c'è tutto. C'è la mia insicurezza, i miei slanci, il mio amore e c'è tutto quello che sto ancora imparando.
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