Salvatore Ferragamo: 90 anni indietro nel tempo

Il 19 maggio scorso, a Firenze, io ho preso una nave, un transatlantico a dirla bene, il “Roma” e ho viaggiato in prima classe.
L’ho presa, come se fosse una macchina del tempo, per intraprendere un viaggio all’indietro, dal 2017 al 1927, per rivivere e scoprire Salvatore Ferragamo, Firenze e l’Italia tutta dopo i suoi 12 anni trascorsi negli Stati Uniti.
Come ho fatto a prendere un transatlantico-macchina del tempo in una città, che neanche affaccia sul mare?

Facile! Mi sono recata a Palazzo Spini Feroni, dove ha sede il Museo Ferragamo e dove è allestita la mostra Il ritorno in Italia. Salvatore Ferragamo e la cultura visiva del Novecento, che è stata inaugurata il 19 maggio scorso e che sarà visitabile fino al 2 maggio 2018.
Mi è bastato varcare una porta, per ritrovarmi in un altro mondo, in un’altra epoca.

Gli anni che Salvatore Ferragamo trascorse negli Stati Uniti, tra il 1915 e il 1927, furono anni duri per gli immigrati. Un’inchiesta della Dillingham Commission dichiarava, che l’immigrazione proveniente dai paesi del sud e dell’est Europa costituiva una minaccia per la società e per la cultura americane e per questo doveva essere fortemente ridotta.
Gli anni ‘20 del Novecento furono anche caratterizzati da una grande prosperità economica e da cambiamenti culturali, che videro l’affermarsi di nuovi modelli femminili.
Salvatore Ferragamo riuscì a trarre vantaggio dal fermento innovativo dell’epoca grazie anche alla sua scelta di stabilirsi in California, che aveva fama di terra di opportunità. Lì cominciò lo studio dell’anatomia del piede e cominciò a produrre le sue prime scarpe.
Egli ebbe, sulla fine degli anni ‘20,  un’intuizione geniale: tornare in Italia, per avvalersi della manodopera artigianale italiana capace di realizzare le sue scarpe, frutto dello studio dell’anatomia del piede e di una ricerca costante di materiali innovativi, per poi esportare la vendita proprio negli Stati Uniti, dove il suo lavoro era già apprezzato e le sue scarpe già richieste.
A Firenze trovò il luogo giusto, per realizzare il suo progetto.
Alla fine degli anni ‘20 si riconosceva alla città un importante ruolo di centralità nel gusto e nello stile nazionale; era il luogo simbolo del rapporto tra arte e artigianato.
Anche il momento storico di ritorno ai mestieri della tradizione italiana fu favorevole alla buona riuscita del progetto di Ferragamo di realizzare in Italia un nuovo metodo di produzione, che avrebbe permesso di portare le scarpe realizzate dai maestri artigiani italiani ai piedi delle donne americane.
Tutta la mostra è un viaggio di ritorno verso un’Italia certamente cambiata rispetto a quella che Ferragamo aveva lasciato un decennio prima.
La mostra si sviluppa per capitoli e, come un romanzo di formazione, ogni capitolo ha una stanza dedicata: l’arte, il folclore, le donne, la moda, lo sport.

L’ARTE
In questa stanza comincia il mio viaggio. 
Com’era la Firenze, che incontra Ferragamo? Come la vedevano i pittori del tempo?
A me, più di tutti, ha colpito questo quadro di Guido Ferroni: uno spaccato di vita quotidiana della periferia fiorentina.

IL FOLCLORE
Era di quegli anni la polemica sul rinnovato interesse nei confronti dell’arte rustica, ma soprattutto la convinzione che questa potesse venire indicata come strada per il rinnovamento dell’arte decorativa contemporanea.
A rappresentare l’arte italiana popolare erano soprattutto tappeti e tessuti della Sardegna, della Calabria e dell’Abruzzo.

LE DONNE
Le donne negli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale rappresentano la nuova figura sociale. Le donne per la prima volta possono parzialmente affermarsi, anche se la condizione femminile è nella maggior parte dei casi ancora quella della sottomissione violenta all’uomo e la società è ancora fortemente patriarcale.
LA MODA
Come spesso accade nei momenti di cambiamento sociale, l’abbigliamento diventa la manifestazione esteriore del mutamento.
L’abbigliamento si faceva più libero da costrizioni e meno delicato.
Nasce in questi anni una nuova silhouette elegante e snella.
LO SPORT
L’importanza e la pratica dello sport erano andati crescendo, in quegli anni, anche grazie al rilancio dei Giochi Olimpici.
Finito il mio viaggio, sbarco con un bagaglio, partito leggero, quasi vuoto, pesante, pieno, carico di nuove conoscenze, di nuovi stimoli che hanno acceso la mia curiosità.
Per questo viaggio ringrazio Artigianato e Palazzo e la Fondazione Ferragamo, che mi hanno dato la possibilità di essere all’inaugurazione della mostra.
locandina mostra

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