In viaggio con la Walking Art di Barbara Di Mauro


La pittura intuitiva non è una semplice pratica espressiva, ma una profonda esperienza di iniziazione, guarigione ed evoluzione interiore alla scoperta dell’anima.
(Marianne Cordier)

Ho incontrato Barbara Di Mauro in una calda serata di settembre. Ero andata a salutare le sorelle Zurlo in occasione del vernissage di una loro mostra, ad Area Contesa Arte.
Sono stata attratta come una calamita dai suoi quadri, attratta dai colori e dal loro spessore materico. Ho cercato di individuare Barbara tra la gente e così è successa una cosa stranissima.
Avevo visto che oltre ai quadri e agli acquerelli c’erano anche delle bellissime borse in tela, che riproducevano fedelmente le sue opere. Allora mi sono detta per trovare lei mi basta trovare una signora con una borsa come la sua.
Sembrava facile da realizzare la mia idea…

Già, facile se non ci fossero state una decina di signore, in giro per Area Contesa Arte, con una borsa di Barbara di Mauro a tracolla. Ho saputo poi, che le signore erano tutte amiche di Barbara e che lei era affascinata dall’idea della walking art.
Resami conto dell’impossibilità di indentificarla senza incorrere in qualche figuraccia, ho chiesto aiuto e ho aspettato che Tina Zurlo me la presentasse.
Così Barbara ed io abbiamo cominciato a parlare di pittura intuitiva e di arte terapia.


Quando inizia la tua passione?
Bella domanda. Più che passione, che ho sempre avuto, la libertà me la sono presa due anni fa. Bisogna avere coraggio, soprattutto se non si ha una base di studi artistici.
In Italia siamo circondati da talento e il talento stesso, certe volte, ti spaventa e ti limita.
Il mio atto di coraggio ce l’ho avuto, appunto, due anni fa.

Quale è stato il tuo percorso?
Tutto è iniziato con la pittura intuitiva e meditativa. Ho seguito dei corsi con delle pittrici terapeutiche americane. Loro ti portano a pensare alla tua creatività come a un muscolo che va stimolato e allenato come ogni parte del tuo corpo.
Durante i corsi ti danno degli input e tu puoi dipingere in libertà, senza nessuna capacità artistica, ogni giorno per un periodo di tempo lungo. In questo modo si acquisisce la tecnica e la si può fare propria.
Ho poi fatto un corso di pittura creativa con una pittrice e terapeuta qui in Italia, Marianne Coridier. L’incontro con lei è stato per me fondamentale.
Come mai nei tuoi quadri c’è questo effetto materico?
L’effetto materico è per una mia necessità di rendere il quadro più sensoriale. Spesso uso oggetti e materiali, che per me hanno avuto un significato. Raccolgo i materiali anche durante i miei viaggi e li trasformo in quadri.
Amo i colori, perché riesco a trasferire le emozioni in colori.

Poi ci sono anche gli acquerelli.
Sì, il lavoro sugli acquerelli è molto più istintivo. E’ un lavoro che faccio in pochi minuti. Non devo pensare, se mi metto a pensare i disegni non vengono. L’acquerello si presta per questo tipo di pittura intuitiva, perché il colore si espande.
In America ti spiegano proprio questa cosa sulla creatività: con l’acquerello la forma viene da sé, ti sorprende sempre perché anche il colore dipende dalla quantità d’acqua che tu usi.
In realtà, poi, poiché non ho, a livello tecnico, tanti strumenti a disposizione, uso pennarelli 3D per definire le figure.
Un acquarellista è in grado di definire le immagini usando il bianco. Io non ne sono capace, ma nel tempo ho imparato a definire le immagini in quest’altro modo e questo è diventato uno dei tratti distintivi delle mie opere.

Come avviene la trasformazione da quadro in borsa?
Tutto è iniziato come atto d’amore per le mie amiche, perché mi sembrava troppo invasivo regalare loro un quadro. Così ho pensato di regalare loro borse da portare in giro.
Tutti i miei quadri sono un viaggio al femminile. La mia arte mi ha portato a delle grandissime condivisioni e regalare borse è dare libertà al mio concetto d’arte e trasportarlo altrove.
Io amo tantissimo il concetto di walking art.

Dalla borsa al foulard
Sì, mi piace l’idea di dare libertà all’arte.
Io sono una persona libera, per cui l’idea che la mia arte possa andare in giro mi rende felice.
Inizialmente con la pittura volevo curare me stessa, invece adesso mi capita sempre più spesso di canalizzarla negli altri.

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