Il lago di Carezza, tra leggende e musica


C'era una volta una bellissima ninfa dai lunghi capelli di nome Ondina, che viveva nella profondità del lago di Carezza.

La ninfa riusciva ad ammaliare, oltre che con la sua bellezza, col suo canto tutti i viandanti che salivano al Passo di Costalunga.

Un giorno lo stregone di Masarè che viveva sul monte Latemar udendo quel soave canto, non potè fare a meno di innamorarsi perdutamente della bellissima ninfa.

Lo stregone cercò in tutti i modi di riuscire ad avvicinare e conquistare Ondina, e ricorse anche ai suoi poteri, ma la ninfa, essendo molto schiva, ogni qualvolta la si avvicinava troppo, si rituffava nel lago facendo perdere ogni sua traccia.

Non sapendo più cos’altro fare, lo stregone chiese aiuto alla strega Langwerda che viveva nel vicino monte Catinaccio.

Ella gli suggerì di creare un arcobaleno che andava dal Catinaccio al Latemar per finire proprio dentro il lago di Carezza. Ma avrebbe dovuto fare tutto questo celando le sue fattezze, trasformandosi in un mercante di gioielli e lucenti pietre preziose che avrebbero attirato a se la bella ninfa.

E così fece: lo stregone creò il più bell’arcobaleno mai visto sulla faccia della terra ma dimenticò di trasformarsi in mercante. Ondina riemerse dalle acque ammaliata dal meraviglioso spettacolo di colori. Ma una volta giunta sulle rive del lago si accorse della presenza dello stregone e, resasi conto di essere stata ingannata, fuggì nel lago, facendo sparire la sua presenza… questa volta per sempre.

Da quel momento in poi nessuno né la vide né la sentì più cantare.

Lo stregone, pazzo per amore, distrusse l’arcobaleno da lui creato, frantumandolo in mille pezzi che caddero dentro il lago, facendolo risplendere ancora oggi con tutti i suoi colori.

Quando le acque del lago, denominato anche lago dell’Arcobaleno, si abbassano è possibile scorgere al centro del lago la statua della ninfa Ondina emergere dalle stesse.

Il lago di Carezza non è da ricordare solo per questa antica leggenda, ma anche per gli alberi che lo circondano.

Infatti il lago è (o per meglio dire era) circondato da abeti rossi, gli alberi amati dai liutai, che svettano davanti alla catena del Latemar e che possono raggiungere anche i 50 metri di altezza.


Il legno dell'abete rosso è chiamato anche legno armonico ed è utilizzato per la produzione di casse di risonanza per gli strumenti musicali perchè una delle sue caratteristiche è l'elasticità che permette alle vibrazioni di amplificarne il suono. Ogni anno arrivano qui liutai da tutto il mondo proprio per procurarsi l’albero perfetto.

Non credete che sia possibile che da un pezzo di legno possa contenere un grande spettro di suoni e timbri?

Dal parcheggio adiacente al lago, percorrendo il percorso pedonale sotterraneo che porta al lago senza dover attraversare la strada, troverete, ancorata al muro, una grande installazione dove potrete far risuonare i tronchi di abete rosso e potrete sentire il loro suono.

Purtroppo ora di abeti rossi ce ne sono pochi, pochissimi rispetto a quelli che mi ricordavo di aver visto anni fa, e saranno così pochi ancora per centinaia di anni.

Per una volta non è stato l'uomo (direttamente) a fare disastri. 

Nella notte del 29 ottobre del 2018  una terribile tempesta, conosciuta con il nome di Vaia, imperversò tra l’Italia settentrionale, l’Austria, la Germania e la Svizzera abbattendo ben 5000 ettari di foresta in 86 comuni alto atesini. Un quarto di fu proprio nel comune di Nova Levante, nei dintorni del lago di Carezza.

Ora si sta tentando il rimboscamento di tutta la zona. Sarà un’opera piuttosto lunga e si stima che per tornare al periodo prima della tempesta Vaia ci possano volere dai 120 ai 150 anni. 

Tanto tempo, troppo per poterne essere testimoni.





Commenti

  1. Certo che testimoni non saremo!

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  2. Sì, purtroppo uno dei tanti nostri luoghi devastati da Vaia. Mi ritengo fortunata ad averli visti prima.

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    1. Io purtroppo non ho fatto in tempo a vederli tutti prima di Vaia 😕

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  3. Ho letto sul sentiero del lago Carezza due leggende una della Ondina e un'altra che però, essendo il foglio sciupato non ho potuto capire, qualcuno la conosce?

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  4. una leggenda del lago di Carezza recita che anticamente tutta la foresta intorno al lago fosse abitata da diverse tribù di selvaggi e sulle montagne poco distanti dall’acqua vi fossero dei timidi nani.

    Ogni tanto giungeva da queste parti un gigante solitario che, stabilitosi presso i selvaggi, prendeva in moglie una delle loro figlie, dando vita a figli forti e valorosi, con sani principi. Un giorno i selvaggi trovarono all’interno di una galleria mineraria dei nani una cassa piena di pepite, di denti di drago e di palle dorate. I selvaggi non ne riconoscerono il valore, ma a un certo punto si presentò da loro un uomo con una mantella gialla e un cappello rosso che gliene chiedeva la restituzione. I selvaggi non fecero una piega e restituirono tutta la cassa, ad esclusione di alcune palle con cui avevano preso a giocare ai birilli. L’uomo non la prese bene e lanciò loro una maledizione: “verrà il tempo, e arriverà presto, in cui il Gletschmann si troverà solo nel bosco e penserà con rammarico a tutti i selvaggi che un tempo abitavano qui.”. I selvaggi si spaventarono parecchio, ma nel corso degli anni successivi non accadde nulla.

    Qualche tempo dopo arrivarono nella valle altri abitanti: i Dirlinger, con cui cominciarono alcune battaglie. I Dirlinger volevano infatti sfruttare i pascoli e il bosco per la loro agricoltura, ma i selvaggi non erano d’accordo. Gli anziani di entrambe le fazioni cercarono di calmare gli animi, ma si arrivò comunque allo scontro, durante il quale i selvaggi aiutati dai nani morirono tutti, ad eccezione dell’anziano Gletschmann. Qeusti continuò a vagare per il bosco cercando di trovare qualche compagno che, magari, si era nascosto. La ricerca era però vana e l’anziano, ogni notte, recitava “ho cercato tra gli alberi e le pietre, ma della mia gente non v’è più traccia alcuna!”. Ecco che la profezia si era avverata.
    Potrebbe essere questa?

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