Villa Torlonia: il Casino Nobile

 

Monumentale, non c'è altro termine per definire il Casino Nobile, eccellente esempio di architettura neoclassica.

Dall'ingresso alla villa di via Nomentana, attraverso un viale alberato, ci traviamo davanti a uno scalone che termina su un ampio spiazzale dove si trova l'ingresso del Casino.

Come colpo d'occhio non c'è male.

L'esterno del Casino

Quando Giovanni Raimondo Torlonia acquistò il fondo agricolo della Vigna Colonna commissionò Giuseppe Valadier il restauro degli edifici compresi nel fondo della vigna.

I primi lavori di restauro  e di ampliamento del Casino commissionati da Giovanni Raimondo Torlonia a Giuseppe Valadier durarono dal 1802 al 1806 e compresero stucchi e riassetto quadri interni.

Alla morte di Giovanni Torlonia i lavori di miglioria e di ampliamento dello stabile furono continuati da parte del figlio Alessandro Torlonia  che chiamò Giovanni Battista Caretti per realizzare l'ingresso e gli interni della Casina .

Per rendere l’edificio ancora più maestoso, all’originaria facciata in direzione di via Nomentana, ideata da Valadier, fu quindi addossato un maestoso pronao con loggia monumentale sovrastante chiusa da un frontone triangolare, sul quale  venne inserito un altorilievo in terracotta rappresentante una scena di Trionfo di Bacco realizzata da Rinaldo Rinaldi.

 

Le due piccole ali porticate progettate da Valadier furono sostituite da due portici con colonne doriche a cingere i fianchi est ed ovest del Palazzo, formando delle sporgenze semicircolari ai quattro angoli. Il tutto per rendere ben visibile il Palazzo a chi arrivava anche da fuori città. 


L'idea di Alessandro era quella di rendere monumentale l'ingresso dello stabile inserendo un vestibolo sulla facciata.

Gli interni

Gli interni del Casino Nobile di Villa Torlonia sono opera ancora una volta di Giovan Battista Caretti, decorazioni che donano un senso del tutto nuovo alla spazialità degli ambienti. 

Passeggiando nelle sale del Casino Nobile si ha subito la percezione dello sfarzo. Anche se del mobilio originale non vi è più traccia, si possono ancora ammirare le decorati e le splendide sale.

Il Casino si divide in tre piani: Il piano terra ed il piano nobile che servivano per funzioni di alta rappresentanza e per ospitare i nobili nei ricevimenti, mentre il seminterrato e il secondo piano erano lasciati alla servitù. 


Le sale sono completamente decorate in stili e motivi di volta in volta diversi, perfettamente in linea con quel gusto della citazione che caratterizza tutta la villa.

Tra gli ambienti c'è sicuramente la Sala da ballo, arricchita da eleganti decorazioni a stucco e bassorilievi a gesso realizzati dal Canova. 

È la sala centrale del Casino Nobile e in altezza occupa 2 piani. Caretti mantenne la struttura originaria da Valadier, però aggiunse i due ballatoi, uno per lato, dei dipinti, stucchi dorature e marmi.

Le pareti sono decorate in giallo antico a simulare il marmo.

Anticamente il pavimento era composto da un mosaico policromo, identico al mosaico di Palestrina, che nel 1888 fu trasportato nel palazzo Torlonia di piazza Scossacavalli ed oggi sostituito da marmi.

Inoltre, la sala è illuminata da un’unica grande finestra semicircolare la cui luce si rifletteva sulle altre pareti della sala, rivestite di specchi in modo da moltiplicare artificialmente le fonti di luce e per dare l’illusione di uno spazio più ampio. 

Mussolini al Casino Nobile

Dal 1925 al 1943 il Casino Nobile fu usato come residenza di Mussolini che vi abitò insieme alla famiglia.

Sappiamo che Mussolini dormiva nella stanza del principe sita al primo piano con attiguo studio, mentre quella della moglie Rachele Guidi era la stanza opposta a quella del Duce.


 I figli di Mussolini ed il personale dimoravano al terzo piano.

I luoghi di ritrovo della famiglia erano spesso i salottini al piano terra che venivano usati sia per le attività di studio ma anche per ricevere gli ospiti. 

La famiglia Mussolini lasciò la residenza dopo il 25 luglio 1943, e dal 1944 al 1947 fu occupata dal comando anglo-americano.

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