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Dove riposa la luce d'inverno

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C’è una mattina d’inverno in cui la luce sembra esitare prima di entrare in casa. Rimane qualche istante oltre il vetro, trattenuta da un velo di ghiaccio sottile, quasi avesse bisogno di tempo per convincersi. Io la guardo arrivare pianissimo, come accade sempre al ritorno da un viaggio: un chiarore nuovo che prova a trovare il suo posto tra le abitudini di sempre. È così ogni volta. Torno da una città ,questa volta Parigi con le sue luci che resistono anche al cielo più grigio  e mi ritrovo in quello spazio sospeso che divide un viaggio dal successivo. Un tempo quieto, in cui le valigie sono già riposte ma i ricordi non si sono ancora decisi a sedimentare. È un passaggio lento, come l’inverno che inghiotte le giornate un po’ alla volta. In questo intervallo, le parole diventano la mia bussola. Ripenso alle strade percorse, agli scorci annotati sul taccuino, alle voci incontrate per caso. I dettagli si accendono e si spengono come luci lungo un viale notturno, e io cerco di non pe...

Gialli d'Europa #4 - Germania: Il caso Collini di Ferdinand Von Schirach

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  Il caso Collini è un libro che spiazza. Non è un giallo classico, non è un thriller nel senso tradizionale — è un legal thriller asciutto, quasi chirurgico, che ti porta dritto dentro un’aula di tribunale per poi aprire una porta che non ti aspetti: quella della storia tedesca del dopoguerra e delle sue zone d’ombra. Ferdinand von Schirach costruisce una narrazione essenziale, priva di fronzoli, ma capace di colpire con una forza sorprendente. La vicenda procede con un ritmo controllato, misurato, come se ogni parola fosse scelta con una precisione fredda e necessaria. E proprio questa sobrietà amplifica l’impatto emotivo delle rivelazioni, che arrivano come fendenti. Il protagonista, l’avvocato Caspar Leinen, è un giovane professionista alle prese con il suo primo grande caso: difendere Fabrizio Collini, un uomo apparentemente irreprensibile che commette un omicidio brutale senza offrire alcuna spiegazione. Quello che sembra un caso impossibile si trasforma presto in un viaggio ...

Oggetti che raccontano storie - Il museo della civiltà solandra

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Ci sono luoghi in cui il tempo non scorre, ma si posa. Entri in silenzio, e senti che ogni oggetto ha qualcosa da dire. Una brocca sbeccata, una zappa consumata, un telaio che conserva ancora l’eco dei gesti di chi lo usava. Nei musei etnografici, le cose non sono semplicemente esposte: abitano ancora il loro mondo. Ogni volta che visito uno di questi musei ho la sensazione di entrare in una casa in cui i padroni di un tempo sono appena usciti. Gli attrezzi sono al loro posto, i vestiti riposano sui manichini come se aspettassero di essere indossati. Anche l’aria sembra più densa, come se trattenesse il respiro per non disturbare la memoria. È in questi spazi che la creatività umana mostra il suo volto più autentico: non quella spettacolare delle grandi opere, ma quella discreta e quotidiana, fatta di necessità e ingegno. Un mestolo di legno, una gerla intrecciata, una lampada costruita con materiali di fortuna: ogni oggetto racconta l’incontro tra la mente e le mani, tra l’urgenza di ...

Isabelle Allende: Il mio nome è Emilia del Valle

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Leggere Isabel Allende per me è sempre come tornare a casa. Ogni suo romanzo è un viaggio dentro storie che profumano di magia, radici e memoria, e Il mio nome è Emilia del Valle non fa eccezione. Anzi, forse più degli altri mi ha sorpresa, soprattutto nel finale. Devo confessarlo: all’inizio ero un po’ scettica. La guerra civile cilena del 1891 non era esattamente un argomento in cima alla mia lista di priorità e temevo che il romanzo si muovesse troppo nei confini del genere storico. Ma, pagina dopo pagina, mi sono resa conto che sarebbe stato impossibile ridurlo a questo. Allende costruisce una storia che va oltre il romanzo storico e oltre la narrazione femminista: ci porta invece dentro un percorso di riscoperta delle origini, un richiamo profondo alla terra come madre terra, custode delle identità dimenticate. È un’introspezione travestita da avventura, un viaggio che intreccia storia, magia e consapevolezza personale. Con la sua solita capacità di creare atmosfere dense e person...

Ultima fermata: Musée d’Orsay

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Entrare al Musée d’Orsay è come varcare le porte di una stazione del tempo. La grande volta in ferro e vetro, l’orologio che domina la navata, la luce che filtra dall’alto: tutto racconta il passato di questo luogo nato come stazione ferroviaria alla fine dell’Ottocento. Oggi i treni non partono più, ma al loro posto scorrono altri viaggi — quelli della pittura, della luce e dello sguardo. Trasformata in museo negli anni Ottanta, la vecchia Gare d’Orsay è diventata la casa ideale per l’arte dell’Ottocento: troppo “moderna” per il Louvre, non abbastanza contemporanea per il Centre Pompidou. Qui, tra binari immaginari e pareti color ocra, si può seguire il percorso degli Impressionisti e dei loro eredi: da Monet a Renoir, da Degas a Van Gogh, da Gauguin a Cézanne. È un luogo che celebra una rivoluzione silenziosa, quella di chi ha portato la luce sulla tela e ha cambiato per sempre il modo di guardare il mondo. Eppure, la mia visita al Musée d’Orsay mi ha lasciato un’impressione contrast...

“Il sussurro del silenzio” di Luisa Golo

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C’è un silenzio che non è assenza di suono, ma spazio d’ascolto. Il sussurro del silenzio, romanzo di Luisa Golo, gioca proprio su questa soglia fragile tra quiete e parola, tra il non detto e ciò che si rivela nel tempo. L’autrice ci conduce in un mondo sospeso tra storia e leggenda, dove le antiche stirpi dei Whitebreed e delle Figlie delle Nebbie custodiscono segreti e poteri che affondano in un passato remoto. Luisa Golo intreccia mitologia e introspezione, ponendo al centro una figura femminile forte ma vulnerabile, in cerca di equilibrio tra potere e compassione. Il ritmo narrativo del romanzo alterna momenti d’azione a lunghe descrizioni, quasi contemplative, che restituiscono la sensazione di trovarsi in un mondo antico e misterioso. È una scrittura che richiede attenzione e tempo, ma sa ripagare chi si lascia trasportare dal suo respiro poetico. Il sussurro del silenzio non è un fantasy “classico” fatto di magie e battaglie continue, ma un racconto intimo e simbolico, che unis...

Volare nel tempo: il Museo dell’Aria e dello Spazio di Parigi-Le Bourget

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  “Mi domando se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno ritrovare la propria.”  Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe Dopo aver camminato tra i musei, i giardini e i quartieri che raccontano l’anima creativa di Parigi, c’è un luogo che invita a guardare più in alto. Non verso la città, ma verso il cielo. Il Musée de l’Air et de l’Espace du Bourget è uno di quei posti che riescono a unire storia, meraviglia e immaginazione. Qui, poco fuori Parigi, i sogni imparano a volare. Ospitato in uno dei più antichi aeroporti del mondo, il museo è un racconto sul desiderio umano di superare i confini. Camminare tra i suoi padiglioni è come sfogliare un grande romanzo visivo, dove la fantasia del volo si trasforma lentamente in realtà, e poi in conquista dello spazio. Tutto comincia con l’immaginazione. Le prime sale sono dedicate ai pionieri e agli inventori, a Leonardo da Vinci e alle macchine impossibili, ai sogni sospesi tra la scienza e la poesia.  Si per...

Gialli d'Europa #3 - Spagna: Tatuaggio di Manuel Vasquez Montalban

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  Sono nato per rivoluzionare l'inferno Sono già passati tre mesi dal lancio della rubrica Gialli d’Europa, il mio viaggio tra dieci paesi e dieci delitti per scoprire come il giallo rifletta l’identità dei suoi luoghi. Dopo la Francia e la Svezia, novembre ci porta in Spagna, con un romanzo che è ormai un classico del noir mediterraneo: Tatuaggio di Manuel Vázquez Montalbán. Tutto comincia a Barcellona, quando dalle acque viene ripescato un corpo sfigurato, impossibile da identificare. L’unico indizio è un tatuaggio sul braccio: «Sono nato per rivoluzionare l’inferno.» A indagare è Pepe Carvalho, ex comunista, ex agente della CIA e detective privato disilluso, amante della buona cucina e della riflessione più che dell’azione. La sua ricerca lo porterà da Barcellona ad Amsterdam, in un mondo popolato da contraddizioni, illusioni e ferite ancora aperte della Spagna di fine franchismo. Uno dei grandi punti di forza del romanzo è proprio la figura di Pepe Carvalho. Non è il classico i...

Torre dei Conti: quando la città cade e si rialza

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Un rumore secco, un tonfo, un brivido che attraversa i Fori. Ieri un frammento della Torre dei Conti è crollato durante i lavori di restauro. Le immagini, diffuse in poche ore, mostrano la polvere sollevarsi accanto al Colosseo, come se Roma — ancora una volta — respirasse la propria fragilità. Ma non è la prima volta che accade. E forse, in questa città, non sarà mai l’ultima. La Torre dei Conti è lì da più di ottocento anni, in bilico tra passato e presente, pietra e memoria. Quando fu costruita, nel 1203, Roma era una città inquieta, attraversata da lotte tra famiglie nobili e sogni di potere. Papa Innocenzo III volle erigerla per suo fratello Riccardo Conti, a guardia del rione Monti, su un terreno che poggiava — come spesso accade qui — sulle rovine di un mondo più antico: l’esedra del Foro della Pace, il tempio fatto costruire da Vespasiano. Fin dall’origine, dunque, la torre era una sfida al tempo: una fortezza medievale che cresceva sopra un monumento romano, segno di contin...

Tra scheletri e fantasmi: il lato oscuro dell’arte

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L’arte non racconta solo armonia e bellezza: nei secoli i pittori hanno saputo dare forma anche all’angoscia, alla paura e al mistero. Non parliamo di colori luminosi o paesaggi sereni, ma di ombre che si allungano sulla tela, di figure scheletriche che avanzano silenziose, di urla che sembrano trapassare i secoli. In questi dipinti non si celebra la bellezza, ma l’incubo: il momento in cui l’uomo si scopre fragile, perseguitato dai suoi fantasmi e dalle sue paure più profonde. È l’altra faccia della creatività, quella che non teme di turbare, che preferisce inquietare invece che rassicurare. Oggi voglio raccontarvi cinque opere, cinque visioni, capaci ancora oggi di gelare lo sguardo di chi le osserva. Perché parlarne in questo momento? Perché il brivido, la tensione, l’attrazione per ciò che ci spaventa fanno parte della nostra natura tanto quanto la ricerca di armonia. E perché, proprio nei giorni in cui l’immaginario collettivo si popola di fantasmi e scheletri, è affascinante scop...

Itinerario a Parigi: Il Museo del Louvre

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Ogni volta che varco la sua piramide di vetro, il cuore batte come fosse la prima. Il museo più visitato al mondo non si esaurisce mai, anzi: ogni angolo custodisce un universo da scoprire. Questa volta avevo una sfida: condensare l’infinito in tre ore. Selezionare, scegliere, rinunciare. Camminare tra sale che sembrano cattedrali, lasciando che lo sguardo si posi solo su ciò che davvero mi chiamava. Per rendere la visita più scorrevole abbiamo deciso di ragionare per piani e non per ali — un piccolo trucco che si è rivelato prezioso. Il Louvre è immenso, e inseguire le opere “imperdibili” saltando da una sezione all’altra può far perdere tempo (e anche un po’ di magia). Siamo quindi partiti dalla scalinata monumentale al termine della quale troneggia la Nike di Samotracia, una delle immagini più potenti del museo: la dea che avanza, sospinta dal vento, sembra ancora pronta a spiccare il volo. Da lì, seguendo il percorso naturale del piano, ci siamo diretti verso la Grande Galleria, do...